Un giornale di arredo non è semplicemente un giornale, ma un luogo in cui riconoscersi… Ti aspettiamo in edicola dal 3 settembre 2024!
Nell’appartamento Anni ’50 in cui ho vissuto fino ai dieci anni, i rivestimenti hanno nutrito le mie fantasie infantili. Sulla palladiana della cucina giocavo a camminare senza calpestare i sassi grandi che galleggiavano su un fondo di sassolini minuti; il corridoio ne aveva una versione in pietre lucide dal verde all’amaranto su cui mi piaceva cercare la preferita; ma la passione era per il bagno: il pavimento nero e il mosaico azzurro fino a due metri di altezza mi scatenavano la fantasia di tappare gli scarichi, aprire tutti i rubinetti e riempire la stanza d’acqua per trasformarla in una piscina.
Cambiando casa siamo passati a moquette e linoleum – le scelte degli Anni ’80 – e il bagno aveva anonime piastrelle beige 15×15 con cui al massimo potevo intrattenermi calcolando la misura della parete. Nelle abitazioni successive non ricordo rivestimenti evocativi e nella mia vita ho incontrato innumerevoli mattonelle rosate, grigie, cotto posate in diagonale a fuga larga (che ammazzano ogni scelta d’arredo perché rubano la scena senza dare un pregio estetico) e bagni in noiosissimi toni neutri. Così quando un imprevisto nella ristrutturazione di casa ha fatto lievitare i costi, ho pensato che eliminare le piastrelle (salvo che nelle docce) risolvesse due problemi, il budget e la scelta di un rivestimento soddisfacente. Solo mio marito ogni tanto dice ancora «Però peccato, esistono piastrelle così belle…». Ha ragione! Ma il mondo delle ceramiche per rivestimenti è sconfinato quanto quello delle carte da parati, e le piastrelle sono più impegnative da sostituire: mi fanno l’effetto ‘scelta della vita’, che mi paralizza perché di vite vorrei viverne mille e non mi identifico con uno stile solo. E poi, avrei mai ritrovato qualcosa che accendesse la fantasia quanto il bagno della mia infanzia? Così mi sono arroccata sull’idea (sbagliata!) che le piastrelle in casa si possano ridurre al minimo. Ogni volta che ci chiudiamo in una convinzione granitica ci precludiamo infinite possibilità. E sono felice che il caso sia venuto a stanarmi con un invito al Cersaie* il 26 settembre, dove con Nicoletta Carbotti, architetta e creator del nostro team, analizzeremo miti e pregiudizi in tema di piastrelle ed esploreremo nuove possibilità d’uso. Chi è disposto a rimettersi in discussione? Vi aspettiamo!
CasaFacile di Settembre 2024: l’editoriale del direttore
CasaFacile
01 Settembre 2024
Un giornale di arredo non è semplicemente un giornale, ma un luogo in cui riconoscersi… Ti aspettiamo in edicola dal 3 settembre 2024!
Nell’appartamento Anni ’50 in cui ho vissuto fino ai dieci anni, i rivestimenti hanno nutrito le mie fantasie infantili. Sulla palladiana della cucina giocavo a camminare senza calpestare i sassi grandi che galleggiavano su un fondo di sassolini minuti; il corridoio ne aveva una versione in pietre lucide dal verde all’amaranto su cui mi piaceva cercare la preferita; ma la passione era per il bagno: il pavimento nero e il mosaico azzurro fino a due metri di altezza mi scatenavano la fantasia di tappare gli scarichi, aprire tutti i rubinetti e riempire la stanza d’acqua per trasformarla in una piscina.
Cambiando casa siamo passati a moquette e linoleum – le scelte degli Anni ’80 – e il bagno aveva anonime piastrelle beige 15×15 con cui al massimo potevo intrattenermi calcolando la misura della parete. Nelle abitazioni successive non ricordo rivestimenti evocativi e nella mia vita ho incontrato innumerevoli mattonelle rosate, grigie, cotto posate in diagonale a fuga larga (che ammazzano ogni scelta d’arredo perché rubano la scena senza dare un pregio estetico) e bagni in noiosissimi toni neutri. Così quando un imprevisto nella ristrutturazione di casa ha fatto lievitare i costi, ho pensato che eliminare le piastrelle (salvo che nelle docce) risolvesse due problemi, il budget e la scelta di un rivestimento soddisfacente. Solo mio marito ogni tanto dice ancora «Però peccato, esistono piastrelle così belle…». Ha ragione! Ma il mondo delle ceramiche per rivestimenti è sconfinato quanto quello delle carte da parati, e le piastrelle sono più impegnative da sostituire: mi fanno l’effetto ‘scelta della vita’, che mi paralizza perché di vite vorrei viverne mille e non mi identifico con uno stile solo. E poi, avrei mai ritrovato qualcosa che accendesse la fantasia quanto il bagno della mia infanzia? Così mi sono arroccata sull’idea (sbagliata!) che le piastrelle in casa si possano ridurre al minimo. Ogni volta che ci chiudiamo in una convinzione granitica ci precludiamo infinite possibilità. E sono felice che il caso sia venuto a stanarmi con un invito al Cersaie* il 26 settembre, dove con Nicoletta Carbotti, architetta e creator del nostro team, analizzeremo miti e pregiudizi in tema di piastrelle ed esploreremo nuove possibilità d’uso. Chi è disposto a rimettersi in discussione? Vi aspettiamo!
Francesca [Direttore]
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